Come scegliere l’ortopedico

La salute è il bene più prezioso che abbiamo. Man mano che passano gli anni, ma anche quando si fa sport a livello agonistico o mediamente intenso, quella dell’apparato scheletrico e locomotore deve essere tenuta in grande considerazione. Per questo motivo, è fondamentale scegliere bene l’ortopedico. Quali sono i consigli più utili al proposito? Vediamo i più importanti nelle prossime righe.

Cosa fa l’ortopedico

L’ortopedico è un professionista che ha conseguito una laurea in medicina e chirurgia e si è successivamente specializzato in ortopedia e traumatologia. Quando si viene a conoscenza del nome di un professionista, è utile iniziare a informarsi sui suoi studi e sui medici con i quali ha consolidato la propria formazione.

Ortopedici: meglio specialisti o generalisti?

Un altro aspetto da considerare quando si vuole scegliere il miglior ortopedico possibile è la differenza tra specialisti e generalisti. I primi focalizzano il loro impegno professionale su una determinata parte del corpo - p.e. il ginocchio - mentre i secondi trattano le problematiche ortopediche di ogni regione somatica.

Non c’è una scelta migliore dell’altra: tutto dipende dalle esigenze, dalle abitudini e dalla storia familiare. Chi ha per esempio diversi casi di artrosi all’anca in famiglia, dovrebbe puntare a un ortopedico specializzato nel trattamento di questa patologia molto diffusa e, come appena detto, legata anche a fattori ereditari.

L’importanza dell’aggiornamento

Negli ultimi tempi, l’ortopedia ha fatto dei passi da gigante. Grazie alla medicina rigenerativa, è infatti possibile, in casi indicati, posticipare negli anni l’impianto protesico anche in presenza di artrosi. I trattamenti in questione sono diversi e variano a seconda della situazione del paziente. Tra i protocolli più frequenti, è possibile ricordare il PRP (Plasma Ricco di Piastrine).

Questo trattamento, che viene effettuato a partire da un prelievo di sangue venoso autologo (ossia del paziente), sfrutta la capacità che le piastrine hanno di liberare fattori di crescita, proteine a loro volta fondamentale per la rigenerazione dei tessuti ossei e cartilaginei.

Il PRP, che prevede anche un trattamento post prelievo del campione ematico con lo scopo di isolare il concentrato piastrinico, non è per esempio adatto ai soggetti anziani. In questo caso, le cellule potrebbero non rispondere adeguatamente all’azione dei fattori di crescita.

Abbiamo citato solo uno tra i trattamenti di medicina rigenerativa oggi disponibili: da non dimenticare sono anche le infiltrazioni di cellule mesenchimali da tessuto adiposo e quelle di cellule mononucleate da sangue periferico. Chi vuole lavorare nel campo dell’ortopedia oggi non può ignorare queste innovazioni e deve essere pronto a rispondere alle domande dei pazienti in merito.

Empatia

Da non dimenticare è ovviamente l’empatia. Quando si parla di ortopedia, si chiamano in causa interventi anche molto invasivi, come per esempio le protesi ad anca e ginocchio. Pure in questo caso si può parlare di grandi passi negli ultimi anni (gli impianti sono sempre più piccoli e le vie di accesso rispettose delle strutture legamentose e gestite con il fine di ridurre al minimo le complicanze).

Nonostante questo, si parla sempre di interventi che hanno un certo impatto sulla vita di chi li subisce. Per questo motivo, l’ortopedico che li effettua deve essere pronto a comunicare con il paziente in maniera aperta ed empatica, rispondendo a tutte le sue domande e fornendo le specifiche relative al post operatorio.

Ovviamente nessuno vieta di incontrare diversi ortopedici prima di trovare quello giusto. Per arrivare al risultato prefissato conta molto la prima visita, durante la quale non bisogna aver paura di fare domande e di esporre i dettagli relativi alle proprie abitudini quotidiane (sport praticati, routine alimentare ed eventuali oscillazioni di peso recenti, abitudine a sollevare pesi).

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